Pubblicazioni
I miei li chiamava passi,
silloge di poesie
Torino, 2003
In copertina, fotografia di Alexandre Rodichevski
Nota critica di L. de Ceste
Le poesie che compongono quest'opera ci coinvolgono per la loro musicalità, per le scansioni ritmiche assolutamente godibili e per il fascino dei personaggi che incontriamo. Personaggi che definirei conturbanti, dato che non si tratta di siluette, ma di figure dotate di spessore, a partire dai loro nomi, evocativi di atmosfere: Canamàia la tiepida, colei che ha tradito; Ubra, che "aveva trovato gli aromi"; Notarattilio, che abbandona la vigna dopo un amore a pagamento. E affascinanti sono pure le citazioni di personaggi reali: Antonio Gades "e i suoi flamenchi di sera, a Venezia"; Cesare Pavese e le "feste con baccani d'inferno".
[…]
Lachrimae
durante le Lachrimae di John Dowland, ascoltate in un concerto a Villa Volta Sannazzaro
I
Tra i capelli
le brillavano lacrime
e gioie inquiete.
Tra i temporali spiravano
occhiate e piogge e promesse.
Pavana
dai lunghi capelli dolenti.
I suoni
velavano l'intarsio del liuto.
La gagliarda della viola
dirige cauti i passi di giovani all'alba
verso meraviglie
così nascoste
da non sapere se esistono davvero.
II
Il suo volto
serbava
il lupo di mare.
III
Vestita di nero,
d'avorio aveva le dita.
I denti brillavano ai sorrisi:
Cleonice sorrideva accostando
la viola all'orecchio.
IV
Lacrime antiche.
Con una doppia personalità come la tua
si può anche convivere.
All'estremo del male
accentuerò le rive del piacere,
guardando.
Due trilli di violino.
V
De Terincourt eleva i suoi capelli
meno biondi del grano
ma più del miele.
VI
Nella mia Schola Cantorum
percorrerò i labirinti
fino a districare i fili
dai tuoi occhi accusatori.
VII
Il dedalo lega gli occhi
al suono più acuto
e la lacrima di vera fedeltà
brilla
nei capelli d'Eunice.
VIII
Cleonice è pronta al
rantolo finale
so che ti stordirà
gemente nel suo velluto.
Il lupo di mare
tasterà con dita assenti
i panneggi.
IX
Le sue labbra:
fragole mature.
Chissà
se ne vorrai il sapore.
X
Le fronde
scendevano gementi
dalla testa del violino.
Eunice non sorride nemmeno.
Da tanto dolore
come possiamo riparare
il tempo che ci cresce?
XI
Le lacrime coatte degli
amanti
che subiscono lacerazioni.
Eunice suona,
stregata dai rantoli.
Alvares aumenta sarcastico il respiro.
Cleonice pronta a mordere.
XII
Il suo collare
scuoteva le ombre.
Scambiavo le dita
per quelle di sua moglie
mentre reggeva candele,
in vita.
Tanta era l'intesa
che il canto supplicava, per giungere.
La fronte aggrottata
era l'intensità che vigeva.
XIII
Il suo manto era dorato.
I suoi capelli
pura pena.